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Manifesto blog “Brasa Querta”

Il Trentino, all’apparenza territorio immutato, ha subito nel corso degli ultimi decenni profondi cambiamenti sociali, politici, ambientali, economici e culturali.

La ristrutturazione dell’economia capitalista ha accelerato il passaggio da un sistema principalmente imperniato sulla produzione industriale a uno basato in modo preminente sui servizi. Da territorio di scarsa rilevanza economica, il Trentino è diventato un luogo rilevante per i flussi che lo attraversano. Infatti, con il rafforzarsi dell’influenza dell’industria tedesca nel nord Italia, diventa luogo di approdo e transito di persone, merci e capitali necessari per sostenere il nuovo modello economico che si sta affermando a livello globale, europeo e locale. All’interno di questi incroci si moltiplicano relazioni, conflitti, tensioni, idee e relazioni di potere.

Sul piano politico, la vittoria della Lega alle elezioni provinciali del 2018, confermata nel 2023, sancisce non solo un cambio di regia nel governo locale, ma è anche il sintomo di uno scontro di visioni sul futuro del Trentino. Dopo una stagione in cui il governo del centrosinistra autonomista ha proattivamente perseguito una ristrutturazione economica e urbanistica del territorio, provando a utilizzare il welfare state per ritardare gli effetti della crisi, si è assistito alla vittoria di una proposta politica basata sui richiami alla difesa della comunità etnica e alla contrapposizione tra valli e città, al fine di nascondere lo smantellamento dei servizi e il peggioramento delle condizioni di vita attraverso la riacutizzazione delle contrapposizioni territoriali e della criminalizzazione delle soggettività considerate pericolose da parte del magnifico Presidente e della sua maggioranza.

Nonostante questi profondi cambiamenti abbiano influito significativamente sul territorio, sembra, da un punto di vista esterno, che tutto questo sia stato recepito quasi passivamente dalla società trentina e, in particolare, da chi subisce più pesantemente gli effetti delle disuguaglianze sociali, economiche e politiche. Così ci sorgono spontanee alcune domande: dove e in che forme si esprime la conflittualità sociale in Trentino? La percezione che si ha del Trentino come territorio pacificato corrisponde a realtà oppure è il risultato di un’efficace azione in grado di silenziare la conflittualità?

Il Covid-19 e le rinnovate spinte belliciste interne ed esterne hanno comportato un’accelerazione di processi di trasformazione già in atto e la situazione che si si sta configurando è che alla crisi sanitaria, segue e seguirà quella sociale ed economica, vissuta sulla pelle di chi vive in prima linea la violenza delle disuguaglianze. Questo ci pone di fronte a nuovi scenari sociali, politici ed economici tutti da indagare.

Il presente blog è un progetto di parte, consapevolmente volto a esplorare le condizioni che rendono praticabile il conflitto, inteso come capacità di attivarsi da parte delle soggettività direttamente coinvolte nei processi economici, politici e sociali. Con la consapevolezza che siano mutate le forme di espressione della partecipazione politica, resta la convinzione che sul terreno del processo di liberazione molto resti ancora da fare e da sperimentare, se teniamo conto non solo del conflitto dispiegato, ma anche di quello tacito, intrinseco, latente, e delle sue possibilità di espressione. La domanda a cui tenteremo di volta in volta di rispondere è: come e dove produrre conflitto oggi?.

A tale domanda non si può rispondere individualmente e unicamente in modo teorico. Chi ha la pretesa di cambiare il mondo che gli si presenta davanti deve inserirsi in un complesso di attività tutte necessarie e nessuna autosufficiente. È per tali ragioni che questo manifesto vuole essere un invito alla partecipazione rivolto a soggettività che si ritrovano su questi punti e vogliono unirsi per aprire uno spazio di confronto critico, prendendo parte attiva alla costituzione di questo percorso. Sappiamo che si tratterà di un lavoro lungo: la realtà va analizzata e le idee si devono elaborare, in contemporanea con la mediazione culturale, necessaria per evitare che analisi e concetti finiscano per essere autoreferenziali. E la mediazione deve interagire con azioni politiche e sociali, che a loro volta devono rimodulare e orientare le analisi. Fare e sapere o procedono assieme o si riducono a passatempi di cui è già pieno il mondo. Queste fasi (analisi, mediazione, azione) sono tutte necessarie e si interrogano reciprocamente in continuazione: senza una di esse il resto o non serve o viene male.

Questo progetto vuol essere un luogo di confronto e di dialogo come operazione politico-culturale, che parte da esperienze concrete di azione sociale: al di là delle conoscenze del/lla singolo/a e del suo ruolo sociale, è solo il confronto collettivo a permettere un’operazione di pulizia del pensiero e di sua verifica incessante. La redazione, ma anche il multiforme ventaglio di collaborazioni che riusciremo ad attivare, vuol essere una vera officina in cui interagiscono persone che portano con sé esperienze e idee di altri soggetti plurali, rendendosi quindi connettori di una rete. La dichiarazione di voler fare rete è scontata e abusata, bisognerà metterla in pratica. Bisognerà creare uno spazio di partecipazione, ma anche avere l’umiltà di partecipare, senza pretendere che la rete si formi attorno a noi. Senza una rete – sparsa e radicata (anche fisicamente) nel territorio – l’affermazione che teoria e prassi devono procedere assieme sarebbe solo un enunciato; così come senza una rete vengono meno le basi materiali su cui fondare la solidarietà e organizzare il conflitto.

Ma perché oggi? Esiste una congiuntura temporale che rende necessario e urgente tentare tale operazione politico-editoriale? Ci pare di sì, se pensiamo di trovarci alla vigilia di una situazione sociale e politica nuova dovuta anche, ma non solo, all’emergenza prodotta dal Covid-19 e dalla guerra. Lavoreremo quindi sul presente, muovendo dall’analisi concreta della realtà e da esperienze di conflitto reali per non limitarsi alla semplice osservazione, utilizzando gli strumenti dell’inchiesta e della ricerca militante come chiavi di volta messe al centro, per trasformare i germi dei conflitti presenti in vera e propria strategia.

In quanto soggettività politica, che attraversa il territorio in forme e modi diversi, abbiamo deciso di aprire un blog per rispondere alla necessità di dotarci di uno strumento di comunicazione accessibile, in grado di saper produrre riflessioni e analisi comuni che si nutrano della diversità dei percorsi che abbiamo attraversato, attraversiamo e attraverseremo.

In conclusione, ci permettiamo un breve inciso riguardo il nome scelto, brasa querta. La scelta è ricaduta su quest’espressione per una duplice ragione. La prima riguarda il fatto che, volendo il blog concentrarsi sul Trentino, il territorio che viviamo, abbiamo voluto rendere chiara questa scelta anche attraverso l’utilizzo della lingua per esprimere il nome di questo progetto. Inoltre, l’immagine restituita dall’espressione brasa querta risponde perfettamente alla volontà di inchiestare ciò che si muove al di sotto di quella patina di pacificazione sociale fornita dalle istituzioni che governano il territorio.